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Black House: Dove Giace il Mistero Più Oscuro

Più che horror puro, Black House si annuncia come un thriller psicologico declinato secondo quella che è la via coreana a questo tipo di produzioni.

E’ oscura, enorme, minacciosa. Non è la dimora di antichi spiriti diabolici, ma di una flagello squisitamente umano e tangibile. E nel caso tu sia un semplice e fin troppo solerte perito assicurativo, la congiuntura potrebbe creare più di un problema.

E’ Black House, remake coreano diretto dal genietto sci-fi Shin Terra,  in transito questi giorni nelle sale italiane.

Sinossi Ufficiale:
Il suo primo giorno di lavoro presso un’agenzia assicurativa, Jeon Jun Oh (Hwang Jeon-Mi) riceve una strana telefonata. Una voce femminile lo interroga sull’esistenza di rimborsi in caso di suicidio. Inviato sul luogo per un’ispezione, il giovane scopre, dietro i rassicuranti e normalissimi interni domestici, una bambino penzolare da una corda. E’ il figlio della donna che ha chiamato al telefono. Il marito, Park Chung Bae, a questo punto chiede senza colpo ferire il pronto pagamento dell’indennizzo stipulato per la scomparsa del ragazzo. La polizia chiude il caso bollandolo come un suicidio, ma Jun Oh non riesce a togliersi dalla mente quell’incredibile visione di morte, escogita un piano per tornare nella casa e proteggere la donna da Park Chung Bae, che è convinto sia un feroce assassino non ancora sedato.
Ma il viaggio di ritorno nella casa degli orrori sarà ancora più pericoloso e sconvolgente.

Tratto da uno dei primi romanzi dello scrittore giapponese Kishi Yusuke, il coreano Black House deve buona parte della sua visibilità estiva al discreto successo ottenuto all’ultima edizione del Far East Film Festival di Udine: produzione curiosa sin dalla genesi, considerato che si tratta del remake dell’omonima pellicola diretta dal giapponese Morita Yoshimitsu (Lost Paradise, Copycat Killer) nel 1999; un lavoro che sembra non aver soddisfatto in pieno la Kadokawa, detentrice dei diritti di sfruttamento, che, dopo un paio di lustri di riflessione, hanno deciso di giocarsi la carta coreana in compartecipazione della CJ Entertainment in qualità di coproduttori, ed affidare il tutto a Shin Terra, regista messosi in luce come autore dello sci-fi low budget Brainwave. Un nuovo tentativo che è soprattutto un cambio di prospettiva e taglio cinematografico: più che horror puro, Black House si annuncia come un thriller psicologico declinato secondo quella che è la via coreana a questo tipo di produzioni, con un’estema attenzione per atmosfere e scenografie – la Black House è al tempo stesso ambientazione e protagonista della vicenda –   una strenua rinuncia a tutto ciò che è fantastico e soprannaturale, ed un certo qual tono melodrammatico di fondo a stemperare il tutto. Acquistato e distribuito dalla Ripley’s Film, Black House ha esordito nella sale italiane lo scorso 25 luglio.

httpv://www.youtube.com/watch?v=z-XrAptbbSQ

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About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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