Fido

La pellicola di Andrew Currie non sarà nè innovativa nè originale, tantomeno entrerà nella storia del cinema horror, ma è dannatamente ben fatta.

Toglietevi dalla testa tutto quello che Romero ed intere generazioni di registi horror troppo apprensivi ci hanno propinato sugli zombie: in verità, i morti viventi che scorrazzano sbavando per le nostre strade sono al nostro totale servizio. Rendiamo grazie alla ZomCom.

Stati Uniti, anni ’50: una misteriosa nube spaziale di passaggio sulla Terra resuscita i cadaveri nei cimiteri e li trasforma in legioni di zombie affamati di carne umana. Durante quella che passerà alla storia come La Guerra degli Zombie, la multinazionale ZomCom mette a punto un complesso congegno che, applicato sullo zombie come un collare, inibisce ogni istinto aggressivo nel soggetto, rendendolo un docile e malleabile ammasso di carne putrescente. Fiutato l’affare, la ZomCom si ritrova tra le mani un esercito di forza lavoro affidabile, gratuita e silenziosa da piazzare in ogni casa del benestante sobborgo di Willard. Giardinieri, camerieri, uomini (?!) di fatica ed animali (?!?!) da compagnia, gli zombi domestici diventano un irrinunciabile status symbol, attestato ultimo di benessere e rispettabilità sociale. Anche la famiglia del sensibile e solitario Timmy Robinson (K’Sun Ray), nonostante le tragicomiche perplessità del padre Bill (Dylan Barker), acquista il proprio zombie domestico e, al contrario del resto della comunità, il ragazzo e sua madre Helen (Carrie-Anne Moss) sviluppano con lo zombie ribattezzato Fido un sincero ed inedito rapporto di amicizia e complicità. Così, quando Fido sfugge al controllo del collare domesticatore e divora senza remore la vicina di casa, lo zombie viene messo sotto sequestro dallo ZomCom. Timmy e la madre, con l’aiuto del bizzarro vicino Mr. Theopolis, faranno di tutto per mettere in salvo quello che ormai è diventato uno di famiglia.

Il segreto sta tutto nella cura per i particolari. Del resto, nell’anno del signore 2008 riuscire a plasmare qualcosa di efficace, divertente ed originale partendo da un sodalizio abusato quale quello tra horror e commedia, qualsiasi declinazione narrativa gli si voglia dare, sarebbe una pretesa non molto diversa da quella di cavar sangue dalle rape. In tempi già sospetti, Shaun of The Dead è passato alla cassa a ritirare l’intero banco, con frettolosi epigoni più o meno validi a contendersi le briciole sulla cresta di un’onda di per sè in fase depressiva. Per quanto rientri evidentemente nella suddetta categoria, Fido ne rappresenta la tradizionale eccezione.

Perchè la pellicola di Andrew Currie non sarà nè innovativa nè originale, tantomeno entrerà nella storia del cinema horror, ma è dannatamente ben fatta. Decisamente più tendente al versante comico che a quello horror, potrà far storcere il naso a chi pretende che i morti viventi continui ad azzannare giugulari piuttosto che consegnare latte porta a porta, ma divertirà chiunque saprà andar oltre. Perchè in Fido gli zombie non sono che una delle componenti, principale ma non unica, di quel pastelloso microcosmo anni ’50 che il regista Andrew Currie (Mile Zero) e gli sceneggiatori Robert Chomiak e Dennis Heaton hanno riprodotto: una comunità chiusa e diffidente, dove l’apparente idillio civile fa da paravento all’ossessiva ricerca della sicurezza sociale e ad un benessere economico ostentato nella maniere più bizzarre: del resto, il chiodo fisso di ogni coscenzioso capofamiglia è quello di assicurare a sè e ai propri cari un funerale tale da prevenire una malaugurata resurrezione. Ben lontana dall’avere pretese di critica sociale, quest’impostazione satirica conferisce all’insieme una varietà narrativa preziosa nel dare maggior profondità alla vicenda: ogni singolo personaggio co-protagonista – Carrie-Anne Moss è deliziosamente calata nella parte – con le sue piccole e grandi manie e debolezze da l’idea di essere stato studiato e cesellato con criterio, non prelevato di peso dal reparto cartonati standard ed infilato a forza nella sceneggiatura, dove una volta tanto i momenti comici sono in funzione della narrazione, e non viceversa. Il risultato è un coro compatto e grottesco, protagonista di bizzarri accadimenti che fanno da sfondo ideale per le vicende del buon Fido (Billy Connolly), zombie decisamente più umano di buona parte degli abitanti della città ma che, memore della propria natura, un paio di teste le farà saltare, e con gran sgorgare di sangue cartoonesco. Divertente, brillante e misurato, sganciato dalle categorie cinematografiche classiche Fido è e resta una bella fiaba moderna nemmeno così nera, con i suoi archetipi, i suoi eroi, i suoi boogeymen e la sua sacrosanta morale.

Fido (Canada, 2006)
Regia: Andrew Currie
Sceneggiatura: Andrew Currie, Robert Chomiak, Dennis Heaton
Intrepreti: K’Sun Ray, Billy Connolly, Carrie-Anne Moss, Henry Czerny, Dylan Baker
Durata: 91 min
Distribuzione: Lions Gate Films

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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