Recensione libro La Ragazza dal Cuore d’Acciaio

La Ragazza dal Cuore d’Acciaio

Il solito Lansdale, quindi? Assolutamente sì, e non è detto che sia un male.

Joe R. Lansdale è lieto di ridarvi il benvenuto nell’amato Texas orientale, locus ben poco amoenus quindi assolutamente reale, umido, selvaggio e tendenzialmente incivile, dove individui dall’animo tutt’altro che nobile vi inviteranno, volenti o nolenti, a godere delle brutture locali.

Cason Statler, giornalista dal glorioso passato, torna dopo anni a Camp Rapture, sua cittadina natale. Alle sue spalle, un Premio Pulitzer svanito di un soffio e una tosta sindrome da stress post-traumatico, omaggio del recente soggiorno iracheno gentilmente offertogli dal governo USA. Al suo orizzonte, un impiego al sonnolento quotidiano cittadino, qualche indizio di alcolismo e un vecchio amore che non ne vuol più sapere. Ultima àncora di salvezza da una vita di nevrosi da provincia depressa, il caso di cronaca nera riguardante Caroline, giovane svanita nel nulla qualche tempo prima, misteriosamente legata a suo fratello Jimmy, lui sì figlio modello e professionista esemplare.

La nuova, irresistibile ossessione di Cason lo porta a scoperchiare un vaso di Pandora di proporzioni imprevedibili, un intrigo che coinvolge soliti sospetti e figure insospettabili, razzisti d’ogni razza, fanciulle paurose, fanciulle spaurite ed ex commilitoni psicopatici, in un tourbillon di eventi che non farà prigioneri, ruberà più di un’innocenza e farà finalmente piena luce sulla reale identità della ragazza dal cuore d’acciaio. Si chiama Cason Statler, ma potrebbe chiamarsi Hank Small, Hap Collins, Lady Sunset, Harry, Stanley. Persone comuni, con un vissuto e un presente dalle alterne fortune, cui la sorte e la casualità hanno deciso di riservare l’ennesimo, feroce tiro mancino. Prototipi di quell’umanità cara all’autore, disgregata e disorientata, in quotidiana lotta per la sopravvivenza in una terra spietata come i suoi uragani, che non ammette nè concede compromessi.
Il solito Lansdale, quindi?
Assolutamente sì, e non è detto che sia un male. Perchè La Ragazza dal Cuore d’Acciaio non è nient’altro che l’ennesimo, godibile manifesto del Lansdale-pensiero, dove il tam tam del suo noir dalle mille contaminazioni è una febbre che nasce per caso, un’idea silenziosa che, nutrendosi delle paure e delle ossessioni dei suoi ospiti, cresce fino a deflagrare incontrollata, palesando nella risoluzione del suo intreccio tutte le debolezze, le fragilità, gli inevitabili compromessi morali con cui l’essere umano si trova a fare i conti. Fedele al suo inconfondibile stile, Lansdale alleggerisce le proprie lucide riflessioni sull’ etica, sulle problematiche razziali, sulla guerra preventiva, mediandole attraverso una narrazione pura infarcita della solita, travolgente carnevalata di personaggi paurosamente sbilenchi e coloriti, di dialoghi dinamici, di episodi grotteschi, di irresistibili good southern buddies.

La magia della sua penna, l’assoluto talento di Lansdale sta nel riuscire a cucinare elementi all’apparenza così discordanti in un blocco incredibilmente omogeneo, scorrevole ed efficace. L’unico appunto che si può fare al romanzo, ma qui ci si sposta nei campi della soggettività più assoluta, è quello di concentrarsi più del solito nella costruzione dell’intreccio più che nella sua risoluzione, a dire il vero un po’ frettolosa, ma non è cosa da inficiare il valore complessivo del lavoro. Dopotutto si è detto che si tratta dal solito, vecchio Lansdale, e nell’attesa che il buon Joe torni a sfornare un altro indiscutibile capolavoro, La Ragazza dal Cuore d’Acciaio è un più che piacevole intermezzo, che nulla aggiunge a quanto già detto in passato dall’autore, ma che dimostra per l’ennesima con quale disarmante semplicità il vecchio Joe sappia stuzzicare le più sensibili tra òe nostre corde nascoste.

La Ragazza dal Cuore D’Acciaio
Joe R. Lansdale
2007, 430 p., € 18,00
Fanucci Editore

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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