Apocalittico 28 Settimane Dopo

28 Settimane Dopo

La sensazione che si ha, guardando questo sequel, è quella di trovarsi di fronte ad un prodotto che – presi tutti gli elementi del primo film – ha deciso di pomparli fino all’ennesima potenza.

Sei mesi sono passati dagli eventi narrati nel primo capitolo, e quattro sono gli anni trascorsi tra la produzione del primo film e la realizzazione di questo secondo. Quattro anni di lunghissime sedute per capire quale strada prendere, per decidere il da farsi: dove, come e quando ambientare questo sequel.

Scelta piuttosto complessa, come afferma lo stesso Andrew Macdonald (produttore di entrambi i film): “la parte difficile era trovare una storia che potesse reggere il confronto con l’energia e la profondità che Danny e Alex avevano inserito nel primo film”. Sarà riuscito il nuovo regista – Juan Carlos Fresnadillo – a compiere l’impresa?

La Gran Bretagna è stata messa in quarantena dalle nazioni unite e tutti (o quasi) i sopravvissuti all’epidemia sono stati evacuati. 28 settimane dopo, si è pronti a ricostruire: il virus sembra debellato e i profughi rientrano in patria osservati dall’occhio vigile dell’esercito degli Stati Uniti. Una famiglia si ricongiunge e, malgrado manchi qualcuno, tutto sembra essere tornato ad una “nuova” normalità. Ma nell’organizzare tutto ciò, qualcuno ha dimenticato che la fretta è cattiva consigliera: il virus non è ancora stato debellato, si annida in una donna che sembra essere immune alla malattia. Basta una piccola complicazione e voilà: il contagio ha nuovamente inizio…La sensazione che si ha, guardando questo sequel, è quella di trovarsi di fronte ad un prodotto che – presi tutti gli elementi del primo film – ha deciso di pomparli fino all’ennesima potenza: più adrenalina, più suspense, più azione, più personaggi. Fresnadillo – da un punto di vista narrativo e stilistico – sceglie, infatti, di mettere in scena una storia in bilico: da una parte ricerca la continuità con il primo capitolo e dall’altra rincorre un certo rinnovamento che lo porta, inevitabilmente, a distanziarsi dal predecessore.

La continuità è garantita da un desiderio (forse non del tutto realizzato) di dare spessore e profondità ad alcuni personaggi e ad alcune situazioni; come quelle del nucleo famigliare, le cui vicende sono al centro di buona parte del film. Il rinnovamento, invece, risiede tutto nell’assetto – molto americano – di alcune scene d’azione e guerriglia urbana: ardite manovre di elicottero ed esplosioni a go go (che faranno molto piacere agli ammiratori dell’azione dura e pura). Così facendo, il regista, perde un po’ di vista quello che era l’aspetto caratterizzante del primo film, quell’aspetto che lo ha reso grande e diverso e che, proprio per questo, ci si aspettava diventasse il tratto distintivo dell’intera serie: la sobrietà. Sobrietà che, anche in questo film, fa capolino in diverse scene ma che non ce la fa ad arrivare fino in fondo, soffocata da quel surplus di elementi ridondanti, forse non del tutti necessari. Il risultate finale, è comunque più che dignitoso; salvato dalla stoffa che Fresnadillo dimostra di avere in diverse occasioni. Ci sono due sequenze, in particolare, che meritano tutta la nostra attenzione: l’incipit nella villa di campagna che – guarda caso – fa molto “Danny Boyle” (e che ci sbatte subito dentro la storia) e la scena sotterranea filmata attraverso il visore notturno, molto d’effetto. Il tutto è condito da una colonna sonora giocata benissimo e da un’impeccabile senso del ritmo cardiaco che tiene il fiato in sospensione molto a lungo (ma che può stancare i meno avvezzi). Menzione speciale per la manciata di fotogrammi finali, studiati a puntino per preparare l’appetito e far sorgere una domanda: cosa succederà 28 mesi dopo?


28 settimane dopo
(28 weeks later, Gran Bretagna/Spagna, 2007)
Regia di: Juan Carlos Fresnadillo
Scritto da: Rowan Joffe, Juan Carlos Fresnadillo, E.L. Lavigne, Jesus Olmo
Interpreti: Robert Carlyle, Rose Byrne, Jeremy Renner, Harold Perrineau
Durata: 99 min

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